Tra lessico e grammatica: i verbi procomplementari
Keywords:
pronomi clitici complemento, polirematiche verbali, fraseologia, grammaticalizzazioneSinossi
Editore: UniorPress
Collana: Fuori Collana
Pagine: 102
Lingua: Italiano
NBN:
Abstract: Il volume discute le caratteristiche dei verbi procomplementari, un’eterogenea classe di verbi che, pur essendo semanticamente idiosincratici, si flettono assieme ad alcune forme di pronomi clitici complemento, come nei verbi starci, risponderne, giurarla, beccarle, farsene, farcela, cercarsela.
Studi precedenti ne propongono descrizioni molto diversificate, considerandoli o come un tipo di espressioni idiomatiche, oppure come il risultato congiunto di fattori di grammaticalizzazione e di lessicalizzazione, che avrebbero prodotto diversi sottotipi della classe. Il primo filone di ricerche si è soffermato su locuzioni come saperla lunga, cercando di ricavare generalizzazioni applicabili anche ai procomplementari ‘semplici’, come saperne. Gli altri approcci, invece, basandosi principalmente sui procomplementari senza espansioni, hanno messo in risalto l’impredicibilità con cui il clitico contribuisce al significato del verbo: dai valori pragmatici (che ne sai di me?) alla dimensione connotativa (finiscila!), dai cambiamenti azionali (ci sento/sento bene) fino all’opacità semantica (chi se ne frega!).
Pur partendo da questo secondo filone di studi, che riconosce l’eterogenia della classe, nel volume ci si sofferma su alcune caratteristiche trasversali dei procomplementari, attribuendole a due tipi di referenza licenziata dai clitici lessicalizzati. Da un lato quelli che hanno valore anaforico e, quindi, sono riprese o anticipazioni di elementi presenti nel testo (c1'è molta simpatia1 tra loro; ce la1 farai a superare l'esame1). Dall'altro, verbi come prenderle [le botte], arrivarci [alla soluzione] o attaccarla [una malattia infettiva], il cui clitico lessicalizza un argomento sottinteso, espresso in superficie solo in costrutti marcati, come le frasi dislocate: le botte le hanno prese tutte nella caserma di Bolzaneto. Nel volume i verbi del primo tipo vengono chiamati procomplementari anaforici, mentre i secondi procomplementari denotativi.
Questa distinzione appare rilevante anche per le ricadute sintattiche che i diversi tipi di riferimento istituiscono. I procomplementari denotativi hanno un argomento sottinteso e sono, sintatticamente, monoargomentali. Quelli che invece riprendono elementi testuali completano la loro semantica con un argomento recuperabile nel testo o nel contesto di enunciazione. I procomplementari anaforicisono pertanto, sintatticamente, biargomentali con casi di espressione obbligatoria del secondo argomento (ci1 ha messo un’ora1 ad arrivare).
A partire dal termine metalinguistico introdotto da De Mauro, i procomplementari sono verbi coniugati con l’ausilio di pronomi complemento (pro-complemento) per lessicalizzare elementi cotestuali oppure argomenti sottintesi. Al contrario, i verbi pronominalisi avvalgono degli altri clitici in modo composizionale, grammaticalizzando diversi tipi di diatesi, come in abbracciarsi, vestirsi, mangiarsi un panino.
Queste ed altre considerazioni si riveleranno utili a stilare, in futuro, un sillabo dei verbi procomplementari basato sulle caratteristiche semantico-sintattiche di questi verbi e, allo stesso tempo, a ripensare la didattica dei pronomi clitici, legandola più strettamente al lessico verbale per esplicitarne significati e funzioni.
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